Cio’ che mette a rischio il porto, il lavoro e l’ambiente sono le proposte sbagliate
A mettere a rischio il lavoro del porto non è, come dice Brugnaro, “la politica che non decide” ma chi decide di sostenere proposte sbagliate.
Chi, ad esempio, ha bloccato l’attuazione del Clini – Passera solo per difendere lo status quo, cioè le navi nel cuore di Venezia. Chi, poi, ha sostenuto il Contorta, che bastava appena conoscere la laguna per capire che non avrebbe mai potuto essere approvato da organi tecnici appena adeguati. Chi, dopo, ha sostenuto che andava scavato il Vittorio Emanuele per far arrivare le grandi navi in Marittima per quella via. Chi ha proposto il canale dietro la Giudecca.
Anni persi a discutere di ipotesi distruttive dell’ecosistema già a prima vista.
Ora la stessa sorte riguarda Marghera. Collocare una stazione marittima in mezzo a impianti e depositi pericolosi, scavando e allargando canali, sottraendo spazi in favore della monocultura turistica a scapito dell’industria e del terziario (che dell’invasiva monocultura turistica dovrebbero essere un contrappeso e un antidoto) e creando ulteriori difficoltà al porto commerciale (le navi da crociera hanno la precedenza nel transito), significa far perdere altri anni inutilmente. In attesa del prossimo progetto.
Ciò che serve davvero, non sono analisi una dopo l’altra, un anno dopo l’altro, dei progetti, bensì una comparazione simultanea – entro pochi mesi – tra tutti i progetti in campo e quindi una scelta strategica e chiara, in base al vincolo che non si scava e non si colpisce ancora l’ecosistema lagunare.
Nell’anno della pausa forzata da Covid bisognerebbe accelerare in questo senso, con una valutazione tecnica comparata e risolutiva. Penso che la scelta non possa che cadere tra quelle che ipotizzano una soluzione alle bocche di porto, almeno sul medio periodo, e che tuttavia vada pensata una scelta più radicale, con la soluzione off-shore che riguardi anche le maggiori portacontainer. Soluzioni transitorie hanno senso solo in questa prospettiva.
In ogni caso va avviata la transizione, uscendo dal conflitto tra ambiente e lavoro come è finalmente possibile.
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Gianfranco Bettin
Venezia VERDE PROGRESSISTA
Venezia, 29 agosto 2020